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venerdì 1 febbraio 2013

Marius Schneider, Il significato della musica.

Marius Schneider, Il significato della musica, 1970.

Scheda riassuntiva  

L’essenza della musica. 

 “All’inizio fu la Parola” è un concetto che appartiene al patrimonio più arcaico dell’umanità. “Parola” nel senso originario era intesa sopraconcettualmente, indefinibile e inconcepibile per il pensiero logico. Un essere ancora immateriale che dalla quiete del non essere improvvisamente risuona, a poco a poco convertendosi in materia, e così diventa mondo creato. Le prime materializzazioni di questi suoni sono gli astri e le costellazioni (armonia delle sfere). Tutto il mondo materiale è una musica, gradatamente consolidatasi, una somma di vibrazioni, le cui frequenze si allungano nella misura in cui si materializzano. Per questo il puro suono ha un grado di essenza maggiore della parola detta, il suono è l’anima della poesia. La parola allude, solo il suono di essa è esplicito e arriva nel profondo. Osservando monumenti dedicati agli dèi messicani si è potuto notare che le parole di suono uguale sono rappresentate dallo stesso segno. Tutto ciò che suona uguale ha un ugual valore al di là del loro significato. La sostanza delle parole è il suono e per sostanza vengono congiunte. L’altro elemento che si evidenzia in questa indagine è il ritmo. Il dio prese come modello creatore il ritmo. Ossia un ordine che si ripete ciclicamente. Notte/giorno, le stagioni dell’anno, lo scandire del tempo, nascita/morte. Il ritmo primordiale è quindi duale. La teoria cosmogonica fondata sulla creazione per mezzo del suono afferma che la nota primordiale risuonando crea il mondo, dall’unione del suono con il tempo scaturisce la musica. Il linguaggio parlato, che nasce dal suono, deve la sua origine alla paura, per cui l’originario splendore musicale si offuscò degradandosi a linguaggio parlato. Il suono si forma nella cavità, cioè nell’assenza di materia. I primitivi spiegavano così il fenomeno: gli spiriti abitano le caverne, gli alberi cavi, o le vecchie barche abbandonate e attragono ogni cosa vivente, sia per infondervi nuova forza, sia per rigenerare se stessi. I morti sono esseri pietrificati e cantanti (in Spagnolo Encantar e Desencantar originariamente significavano rispettivamente pietrificare e richiamare in vita). L’uomo comune non è in grado di vederli ma si possono tuttavia udire i loro gemiti nel buio della notte. Agli sciamani compaiono anche in sogno per donare loro un canto di forza magica che è un canto medicinale. Il sogno (stato di semicoscienza) come fonte di ispirazione è comune a tutta la mitologia primitiva. Il suono è il veicolo del morto o il morto stesso. Il suono è legato per sua natura alla teoria del sacrificio è il prodotto di uno scambio costante fra tensione e rilasciamento. Esprime il rapporto fra i due poli opposti: ogni morte trapassa nella vita e ogni vita nella morte. Il sacrificio ha una vittima ed essa è il veicolo stesso usato per superare il dualismo. Il suono unico veicolo per raggiungere il divino rappresenta il sacrificio più alto, infatti la melodia per avanzare deve sacrificare ogni nota soffocando se stessa a vantaggio delle altre. Anche lo strumento musicale è considerata un’ arma mistica, ma solo se il suo padrone gli ha recato la vittima indispensabile. (Gli strumenti sono ricavati da animali: pelli tese, ossa lunghe, teschi, ecc..). Le prime canzoni pare siano nate ad imitazione di versi animale “eseguiti con voce bestiale”, a seconda del dio a cui si rivolgevano imitavano un animale specifico. La dottrina vedica (la più antica religione degli Indù) riconosce al linguaggio logico e articolato solo un quarto del linguaggio. Il suono creatore non si esprime solo nella voce degli animali, ma anche il simbolo sonoro della vibrazione della corda dell’arco rappresenta l’amalgama di vita e morte. La corda è concepita come femmina e lo scettro come maschio ed insieme rappresentano la tensione che scaturisce dal dualismo cosmico. La freccia è il figlio nato dal sacrificio vicendevole: il nuovo valore. Il cantore attraverso il suono diventava l’animale stesso. Ai versi degli animali in seguito si sono aggiunte sillabe o parole mistiche. Attraverso la reiterazione di questi suoni si ripeteva ogni anno l’atto della creazione e nuovamente si storna la morte minacciosa. Il suono primordiale, ossia la freccia che scocca dall’uovo cosmico risonante è l’ aum in cui nelle tre lettere l’intero mondo è intessuto e stessuto. Esso va pronunciato in un certo modo, pieno di slancio, robusto, solare. Questo suono rimbombante rappresenta la luce, il mezzogiorno, il grande largitore della luce e della vita. In sanscrito suono si diceva svara e luce svar. Il suono creatore è come il farsi luce che apre la strada al conoscere, come l’aurora, come quella “luce uditiva” che nasce dall’unione del principio lunare con quello solare. L’antro tenebroso dello strumento musicale è la cassa di risonanza e lo strumento è il morto che canta nelle mani dell’uomo. Lo strumento musicale separa il soggetto (Uomo) dall’oggetto ( suono) l’esecutore deve ricostruire questa unità. Allorchè si adopera uno strumento l’uomo non canta, ossia non si sacrifica più, ma è soltanto l’esecutore dell’azione rituale per cui è necessaria una forte partecipazione personale all’immolazione. La forza magica dello strumento diventa efficiente soltanto quando “l’ apparecchio” ha la voce giusta. La conca marina non è soltanto uno strumento musicale ma anche una conca per bere o un simbolo sessuale in quanto riparo delle parti sessuali, un oggetto da porre sui sepolcri ecc.. La “voce giusta” fa in modo che esso diventi ciò che noi vogliamo. Gli strumenti antichi sono simbolici, ad esempio la cetra aveva cinque corde che rappresentavano i cinque elementi dell’universo: acqua, fuoco, legno, metallo e terra. I dodici suoni sono associati ai dodici segni dello zodiaco. Questo simbolismo deriva dal bisogno di dare un ordine alla pluralità dei fenomeni per padroneggiarli ideologicamente. Questa gerarchia sviluppata dalla filosofia simbolica nel corso della storia è divenuta in molti ambienti incomprensibile, e il suo linguaggio di segni, che addita alle connessioni e alle cose comuni, diviene intellegibile solo sul piano sessuale. Questo stato di cose mostra la massima decadenza della Tradizione. Il dualismo è alla base del simbolismo in quanto l’oggetto rappresenta la relazione fra due poli. Non riconoscendo più il linguaggio simbolico si perde la penetrazione nell’essenza della concezione di contradditorietà: L’aquila era nel contempo l’animale della grazia divina e un rapace spietato. Da ogni tomba nasce un albero della vita e da ogni culla un albero della morte. La musica è legata alla magia in quanto ha la capacità di congiungere, essa porta a consuonare tutto ciò che è in grado di vibrare, o almeno lo fa oscillare e lo sollecita dal suo stato di quiete, allo stesso tempo il canto ha potere incantatorio. E’ ormai provato che ascoltando riti in certe tribù ancora esistenti, scorpioni, serpenti e uomini siano immobilizzati e resi rigidi in virtù di certe sillabe o note di flauto, fino al momento in cui li si disincanti. Questa facoltà è stata smarrita dall’uomo moderno in misura spaventosa. La teoria vibratoria del suono non può fermarsi solo all’ambito esclusivamente acustico. Il Li Ki ( testo sacro del confucianesimo) afferma che se l’uomo onora la musica, cielo e terra fanno splendere la loro luce. Cielo e terra congiungeranno felici le loro forze, Yin e Yang concorderanno e tutte le cose saranno riscaldate, protette, custodite e fatte crescere.                                                    
 di Lyra d'Orfeo

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