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lunedì 8 aprile 2013

Remo Bodei: La vita delle cose

Bodei segue la distinzione tra oggetti e cose: L'oggetto è l'ostacolo che ci si pone davanti, la cosa (da causa) è l'essenza; è l'oggetto investito di un valore soggettivo (soggettivazione dell'oggetto). Il valore soggettivo  è dato dagli affetti e dai simboli che individui, società e storia proiettano sull'oggetto trasformandolo in cosa e distinguendolo dalle merci. Gli oggetti investiti si caricano di significati che si mescolano a quelli delle persone che li hanno utilizzati e amati. Oggetti e persone così vengono a formare una sorta di unità che si lascia smembrare a fatica. In questo modo gli oggetti ci parlano, quelli rinvenuti dopo tempo manifestano sia le tracce dei processi naturali e sociali che li hanno prodotti sia le idee, i pregiudizi, le inclinazioni e i gusti di un'intera società. Per completare la visuale dell'oggetto che non ci è mai data completa, ricorriamo sempre alla memoria e all'immaginazione. Le cose innescano in chi le usa o le contempla un susseguirsi di rimandi, che sgorgano da loro come da un'inestinguabile sorgente di donazione di senso. Rimandi non lineari ma protusioni e ritenzioni, oscillazioni, mutamenti che come variazioni su un tema non annullano il tema stesso ma lo arricchiscono di senso e con esso si arrichisce anche chi li crea. Nei tempi odierni si va perdendo la trasformazione da oggetto a cosa in quanto viene a mancare la caratteristica di durevolezza: l'oggetto viene rapidamente sostituito da un'altro nuovo. Anche il fatto che le materie sono in gran parte artificiali va  a spezzare quel legame tra natura e oggetto. Il consumismo per far vivere se stesso deve distruggere ciò che è durevole. Così l'oggetto, a causa della voracità del consumo, non partecipa più alla costruzione dell'individualità, estinguendosi l'impulso di educarsi al meglio e vivendo nell'assenza di riflessione. 
Il consumismo non è l'esaltazione dell'oggetto ma la sua uccisione. L'arte è il veicolo privilegiato per trasformare gli oggetti in cose e si colloca in quella zona insituabile in cui il desiderio cognitivo e affettivo trova il suo più intenso appagamento, in quello spazio simbolico in cui non siamo mai stati ma che ci sembra di conoscere da sempre, quasi fosse un intero paese straniero, perduto e a volte riconquistato. Da ogni cosa, cosiderata con simpatetica attenzione, possono allora diramarsi differenti percorsi di curiosità ( = da cura, volontà di sapere) e ricerca.