Vita
Nacque
a Cremona il 15 maggio 1567, figlio di Baldassarre, medico e di Maddalena
Zignani. Iniziò ben presto lo studio della musica sotto la guida di
Marc’Antonio Ingegneri, maestro di cappella del duomo di Cremona, il quale gli
impartì lezioni di viola e contrappunto. La sua prima pubblicazione risale
all’età di quindici anni: Sacrae
Cantiunculae a 3 voci (1582). Nel
1589 venne assunto come violista alla corte di Mantova dei Gonzaga, dal duca
Vincenzo che successe al padre nella titolarità dei due ducati e che fece di
Mantova uno dei maggiori centri d’arte in Italia: Rubens per la pittura, Tasso
per la letteratura, Monteverdi per la musica sono i fiori all’occhiello di
questo mecenate che sposatosi nel 1584 con Leonora De’ Medici stabilì fecondi
rapporti con Firenze per l’arte e per la creazione di quel melodramma che si
concretizzò grazie alla genialità di Monteverdi.
Molti
viaggi compì in questi anni Monteverdi, accompagnando il duca in Ungheria,
nelle Fiandre (viaggio particolarmente importante per la conoscenza della
musica francese) a Roma e a Milano.
Nel
1599 si sposò con Claudia Cattaneo, cantante di corte, dalla quale ebbe due
figli: Francesco che fu musicista e Massimiliano.
Nel
1601 venne nominato maestro della musica
a corte, i suoi compiti comprendevano l’ insegnamento, la direzione di un
gruppo vocale femminile e la
composizione di opere per il teatro e per il carnevale. Il 24 febbraio del 1607
nel palazzo Ducale di Mantova ci fu il debutto de L’Orfeo, primo capolavoro della storia dell’opera. In quello stesso
anno morì la moglie e Claudio si ritrovò da solo con i due figli piccoli e in
difficili condizioni. Nel 1612 alla morte di Vincenzo Gonzaga, subentrò il figlio
Francesco che licenziò Claudio Monteverdi e suo fratello Giulio Cesare
anch’egli musicista ed in servizio dai Gonzaga dal 1604.
Dopo
un periodo di ristrettezze e di sconforto Claudio Monteverdi fu assunto nel
1613 come maestro di cappella nella basilica di S. Marco a Venezia, posto che
manterrà fino alla morte. Nel 1632 prese i voti sacerdotali. Nel 1643 venne
rappresentata la sua ultima opera, il dramma musicale ”L’Incoronazione di Poppea”.
Morì il 29 Novembre 1643 a
Venezia e venne sepolto nella Chiesa dei Frari.
Monteverdi e la “Seconda pratica
In
quell’ambiente colto e raffinato della corte di Mantova, dove l’amicizia tra
letterati e musicisti favoriva scambi culturali assai prolifici, Claudio
Monteverdi portò a compimento la sua formazione artistica ed elaborò quelle
idee che grazie al suo genio lo porteranno sulle vie della più ardita riforma
musicale, via che segnerà il passaggio dalla musica rinascimentale a quella
barocca. Saranno proprio le sue tendenze progressiste ad attirare a se aspre
critica dalla parte dei teorici conservatori. Il maggiore critico fu L’Artusi,
il più polemico nei riguardi della musica monteverdiana. Per chiarire la sua
posizione Monteverdi definì la sua musica “Seconda pratica” opponendola alla
prima ed implicando che i modelli della vecchia scuola non era applicabili alla
sua nuova concezione musicale ossia che il suo progetto era quello di esaltare
l’espressività della parola, assecondandone il ritmo e la musicalità che già
essa possiede in sé.
Egli
mirava a creare un linguaggio musicale che realizzasse, mediante il perfetto
connubio di parole e musica e con l’ausilio dell’armonia, la verità
dell’espressione. Tesi che fu ribadita e chiaramente espressa in una prefazione
scritta dal fratello Giulio Cesare, nella pubblicazione degli scherzi musicali del 1607. Monteverdi
per il suo melodramma, si ispira a ciò che sta avvenendo a Firenze, con Peri e
Rinucci e con L’ Orfeo, rappresentato
nel 1607, raggiunge il suo scopo creando quel capolavoro che verrà accolto
trionfalmente in varie città italiane. A tale opera seguì L’Arianna, purtroppo
andata persa (rimane soltanto Il Lamento
di Arianna che fu ripubblicato separatamente nel 1623). A Venezia egli si
rivelò fecondo compositore di musica sacra ma tuttavia senza tralasciare le
composizioni per il teatro e la composizione di madrigali.
Nel
corso della sua vita scrisse 8 libri di madrigali (un nono fu pubblicato
postumo). Molte opere drammatiche andarono perse e quelle complete che ci
restano sono: L’Orfeo (1607), Il Ritorno
in patria di Ulisse (1640) e L’Incoronazione
di Poppea (1643).
Aria per voce e continuo, SV 332 : Si dolce è 'l tormento
Si dolce è'l tormento
Ch'in seno mi sta,
Ch'io vivo contento
Per cruda beltà.
Nel ciel di bellezza
S'accreschi fierezza
Et manchi pietà:
Che sempre qual scoglio
All'onda d'orgoglio
Mia fede sarà.
La speme fallace
Rivolgam' il piè.
Diletto ne pace
Non scendano a me.
E l'empia ch'adoro
Mi nieghi ristoro
Di buona mercè:
Tra doglia infinita,
Tra speme tradita
Vivrà la mia fè.
Per foco e per gelo
Riposo non hò.
Nel porto del Cielo
Riposo haverò.
Se colpo mortale
Con rigido strale
Il cor m'impiagò,
Cangiando mia sorte
Col dardo di morte
Il cor sanerò.
Se fiamma d'amore
Già mai non sentì
Quel riggido core
Ch'il cor mi rapì,
Se nega pietate
La cruda beltate
Che l'alma invaghì:
Ben fia che dolente,
Pentita e languente
Sospirimi un dì.
Ch'in seno mi sta,
Ch'io vivo contento
Per cruda beltà.
Nel ciel di bellezza
S'accreschi fierezza
Et manchi pietà:
Che sempre qual scoglio
All'onda d'orgoglio
Mia fede sarà.
La speme fallace
Rivolgam' il piè.
Diletto ne pace
Non scendano a me.
E l'empia ch'adoro
Mi nieghi ristoro
Di buona mercè:
Tra doglia infinita,
Tra speme tradita
Vivrà la mia fè.
Per foco e per gelo
Riposo non hò.
Nel porto del Cielo
Riposo haverò.
Se colpo mortale
Con rigido strale
Il cor m'impiagò,
Cangiando mia sorte
Col dardo di morte
Il cor sanerò.
Se fiamma d'amore
Già mai non sentì
Quel riggido core
Ch'il cor mi rapì,
Se nega pietate
La cruda beltate
Che l'alma invaghì:
Ben fia che dolente,
Pentita e languente
Sospirimi un dì.
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