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mercoledì 27 febbraio 2013

Claudio Monteverdi



Vita

Nacque a Cremona il 15 maggio 1567, figlio di Baldassarre, medico e di Maddalena Zignani. Iniziò ben presto lo studio della musica sotto la guida di Marc’Antonio Ingegneri, maestro di cappella del duomo di Cremona, il quale gli impartì lezioni di viola e contrappunto. La sua prima pubblicazione risale all’età di quindici anni: Sacrae Cantiunculae a 3 voci (1582). Nel 1589 venne assunto come violista alla corte di Mantova dei Gonzaga, dal duca Vincenzo che successe al padre nella titolarità dei due ducati e che fece di Mantova uno dei maggiori centri d’arte in Italia: Rubens per la pittura, Tasso per la letteratura, Monteverdi per la musica sono i fiori all’occhiello di questo mecenate che sposatosi nel 1584 con Leonora De’ Medici stabilì fecondi rapporti con Firenze per l’arte e per la creazione di quel melodramma che si concretizzò grazie alla genialità di Monteverdi.
Molti viaggi compì in questi anni Monteverdi, accompagnando il duca in Ungheria, nelle Fiandre (viaggio particolarmente importante per la conoscenza della musica francese) a Roma e a Milano.
Nel 1599 si sposò con Claudia Cattaneo, cantante di corte, dalla quale ebbe due figli: Francesco che fu musicista e Massimiliano.
Nel 1601 venne nominato maestro della musica a corte, i suoi compiti comprendevano l’ insegnamento, la direzione di un gruppo vocale femminile e  la composizione di opere per il teatro e per il carnevale. Il 24 febbraio del 1607 nel palazzo Ducale di Mantova ci fu il debutto de L’Orfeo, primo capolavoro della storia dell’opera. In quello stesso anno morì la moglie e Claudio si ritrovò da solo con i due figli piccoli e in difficili condizioni. Nel 1612 alla morte di Vincenzo Gonzaga, subentrò il figlio Francesco che licenziò Claudio Monteverdi e suo fratello Giulio Cesare anch’egli musicista ed in servizio dai Gonzaga dal 1604.
Dopo un periodo di ristrettezze e di sconforto Claudio Monteverdi fu assunto nel 1613 come maestro di cappella nella basilica di S. Marco a Venezia, posto che manterrà fino alla morte. Nel 1632 prese i voti sacerdotali. Nel 1643 venne rappresentata la sua ultima opera, il dramma musicale ”L’Incoronazione di Poppea”. Morì il 29 Novembre 1643 a Venezia e venne sepolto nella Chiesa dei Frari.




  Monteverdi e la “Seconda pratica

In quell’ambiente colto e raffinato della corte di Mantova, dove l’amicizia tra letterati e musicisti favoriva scambi culturali assai prolifici, Claudio Monteverdi portò a compimento la sua formazione artistica ed elaborò quelle idee che grazie al suo genio lo porteranno sulle vie della più ardita riforma musicale, via che segnerà il passaggio dalla musica rinascimentale a quella barocca. Saranno proprio le sue tendenze progressiste ad attirare a se aspre critica dalla parte dei teorici conservatori. Il maggiore critico fu L’Artusi, il più polemico nei riguardi della musica monteverdiana. Per chiarire la sua posizione Monteverdi definì la sua musica “Seconda pratica” opponendola alla prima ed implicando che i modelli della vecchia scuola non era applicabili alla sua nuova concezione musicale ossia che il suo progetto era quello di esaltare l’espressività della parola, assecondandone il ritmo e la musicalità che già essa possiede in sé.
Egli mirava a creare un linguaggio musicale che realizzasse, mediante il perfetto connubio di parole e musica e con l’ausilio dell’armonia, la verità dell’espressione. Tesi che fu ribadita e chiaramente espressa in una prefazione scritta dal fratello Giulio Cesare, nella pubblicazione  degli scherzi musicali del 1607. Monteverdi per il suo melodramma, si ispira a ciò che sta avvenendo a Firenze, con Peri e Rinucci e con L’ Orfeo, rappresentato nel 1607, raggiunge il suo scopo creando quel capolavoro che verrà accolto trionfalmente in varie città italiane. A tale opera seguì L’Arianna, purtroppo andata persa (rimane soltanto Il Lamento di Arianna che fu ripubblicato separatamente nel 1623). A Venezia egli si rivelò fecondo compositore di musica sacra ma tuttavia senza tralasciare le composizioni per il teatro e la composizione di madrigali.
Nel corso della sua vita scrisse 8 libri di madrigali (un nono fu pubblicato postumo). Molte opere drammatiche andarono perse e quelle complete che ci restano sono: L’Orfeo (1607), Il Ritorno in patria di Ulisse (1640) e L’Incoronazione di Poppea (1643).



Aria per voce e continuo, SV 332 : Si dolce è 'l tormento




 Si dolce è'l tormento
Ch'in seno mi sta,
Ch'io vivo contento
Per cruda beltà.
Nel ciel di bellezza
S'accreschi fierezza
Et manchi pietà:
Che sempre qual scoglio
All'onda d'orgoglio
Mia fede sarà.

La speme fallace
Rivolgam' il piè.
Diletto ne pace
Non scendano a me.
E l'empia ch'adoro
Mi nieghi ristoro
Di buona mercè:
Tra doglia infinita,
Tra speme tradita
Vivrà la mia fè.

Per foco e per gelo
Riposo non hò.
Nel porto del Cielo
Riposo haverò.
Se colpo mortale
Con rigido strale
Il cor m'impiagò,
Cangiando mia sorte
Col dardo di morte
Il cor sanerò.

Se fiamma d'amore
Già mai non sentì
Quel riggido core
Ch'il cor mi rapì,
Se nega pietate
La cruda beltate
Che l'alma invaghì:
Ben fia che dolente,
Pentita e languente
Sospirimi un dì.







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